Tajine senza frontiere (Bruno Barbieri)
La parola tajine evoca la cucina moresca, carica di profumi e sapori esotici, ma perché farsi ingabbiare da un’interpretazione così scontata? Questa stoviglia dalla forma singolare è capace di portare a cottura magnifici piatti che esulano dallo stereotipo e non esigono un matrimonio con il cuscus.
Con fregula e melanzane, capunsei e pomodori, fagioli e molluschi, funghi e salsiccia, manzo e cicoria, anatra e fichi, pollo e agrumi, moscardini e polenta, baccalà e olive e altri golosi connubi di sapori ci regala una tajine senza frontiere, a proprio agio nella nostra cucina.
Il tajin o tajine (il termine è berbero e arabo dialettale) è un piatto di carne in umido tipico della cucina nordafricana, e in particolare marocchina, che prende il nome dal caratteristico piatto in cui viene cotto. Il piatto tradizionalmente è fatto interamente di terracotta, spesso smaltata o decorato, composto da due parti: una parte inferiore piatta e circolare con i bordi bassi, ed una parte conica superiore che viene appoggiata sul piatto durante la cottura. La forma del coperchio è pensata per facilitare il ritorno della condensa verso il basso e presenta sulla sommità un “pomello” che né facilita la presa. La parte inferiore viene usata per servire il piatto in tavola.

1 commento:
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